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Non c’è spazio per la concentrazione…

La tecnica dei sei cappelli e il focus sugli obiettivi

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Non c’è quando il telefono vibra per quella nuova notifica o quando apri Instagram e scrolli lo schermo per minuti che diventano ore.

Le giornate diventano più corte e ritagliare uno spazio da dedicare davvero a noi è sempre più complicato.

Ricorda che devi puntare ad una produttività che sia realmente sostenibile, dove lavoro, interessi, hobby e relax siano organizzati per il tuo benessere.

E partire dall’osservazione degli ambienti nei quali si opera e dall’osservazione di sé è fondamentale per contrastare le distrazioni digitali. 

Con il lockdown l’utilizzo del digitale ha creato notevoli opportunità, come poter lavorare da casa: grazie all’introduzione dello Smart Working sono emerse una serie di caratteristiche delle persone e del loro rapporto con il digitale. 

In particolare, sono emerse le debolezze e soprattutto l’incapacità di qualcuno di rimanere focalizzato su quello che sta facendo, ostaggio di notifiche di ogni genere (senza contare poi la difficoltà di lavorare gestendo direttamente i figli alle prese con la didattica a distanza). 

Dunque la casa non si è rivelata il luogo adatto per lavorare, soprattutto per chi non aveva mai previsto un angolo per lo Smart Working. 

E negli ambienti di lavoro? Siamo sicuri che presentino le caratteristiche più adatte al mantenimento della concentrazione?

Troverai la risposta a questa e ad altre domande nel nono episodio del mio podcast “Buttare per Buttarsi”.

Puoi ascoltarlo qui.

Per poter mantenere il focus sulle nostre attività è necessario allenarsi a pensare diversamente.

Cosa significa?

Facciamo un passo indietro.

Conosci la tecnica dei sei cappelli?

Ideata da Edward De Bono, possiamo considerare la formula dei sei cappelli come una modalità organizzata per allenarci a vedere le situazioni sotto diversi aspetti, un percorso guidato per trovare la soluzione migliore.

Ciascuno di noi infatti ha una propensione che deve riconoscere per bilanciare il pensiero: se troppo rigida, dovrà allenarsi all’elasticità, se troppo negativa alla positività. 

Il concetto di per sé è semplice ma per metterlo in pratica e giovare dei suoi frutti, servono pazienza ed esercizio.

Ma quali sono questi 6 cappelli?

Eccoli qui:

1) Cappello bianco: ci impone una visione delle cose da un punto di vista obiettivo neutro;

2) Cappello nero: rappresenta un lato logico negativo che ci impone di analizzare come le cose possono andare male e non accadere nel modo sperato;

4) Cappello rosso: riflette la nostra passione e il nostro stato emotivo;

3) Cappello verde: rappresenta la creatività, il superamento dei confini e ciò che ci fa pensare di poter affrontare l’impossibile;

5) Cappello giallo: ci spinge ad applicare una logica positiva, puntando a farci assumere un atteggiamento costruttivo e ottimista;

6) Cappello blu: abbraccia tutto e ci impone di vedere la situazione nella sua globalità, esaminandone tutti gli aspetti e le sfaccettature.

Saper passare da un pensiero all’altro, propendendo per creatività e positività, ci aiuta a determinarci in un mondo VUCA (sigla che sta per volatilità, incertezza, complessità e ambiduità).

Cosa intendo? 

Prova a rispondere a queste domande:

  • Come fai a essere sicuri* che la casa che hai comprato oggi andrà bene fra dieci anni?
  • Come fai a sapere che questo lavoro sarà l’ultimo prima della pensione?
  • Come fai a sapere se l’investimento e il progetto imprenditoriale che hai in mente oggi funzionerà un giorno?

C’è un’unica risposta possibile a queste domanda: non lo sai.

E allora cosa puoi fare?

Allenati a pensare diversamente, a immaginare scenari possibili che potrebbero caratterizzare il tuo modo di lavorare e fare, come fanno gli imprenditori visionari. 

Butta via i pensieri statici e non smettere mai di metterti in discussione. 

La mente ha bisogno di allenarsi e i pensieri di rinnovarsi sempre. 

Ti parlerò di tutto questo qui.

E tu quale cappello indossi in questo momento?

Un abbraccio,

Mariagrazia

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