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L’intervista

La bergamasca Mariagrazia Balducchi: “Cosa significa fare spazio alla felicità”


Leggi l’articolo di Elisabetta Olivari su Bergamonews (clicca qui)

Mariagrazia Balducchi – 38 anni, bergamasca, esperta di risorse umane, strategie aziendali e produttività oltre che professional organizer – è una xefortologa. Il termine l’ha coniato lei stessa, una sorta di ‘brevetto linguistico’ che significa ‘esperta del buttare via’, una professionista, cioè, che insegna alle persone come sbarazzarsi di oggetti e convinzioni che non servono, per creare spazio: nella propria vita, nella propria mente, sul lavoro. Oggi, questa teoria del fare spazio – che Bergamonews ha ospitato, in ‘pillole’, nei giorni del forzato lockdown per aiutare i lettori e le lettrici a vivere meglio i propri spazi – è diventata un libro “Fai spazio alla felicità” (2023, Macro), che ha tutte le carte in regola per sfondare tra i titoli della moderna manualistica. Abbiamo incontrato Mariagrazia Balducchi, in vista della prima presentazione bergamasca del libro, che si terrà domenica 23 luglio alle 16:30, a Tavernola Bergamasca, via Nesso 16, con la Libreria Incrocio Quarenghi (il secondo appuntamento è il 13 ottobre alle 20.30 sempre a Tavernola Bergamasca), anche per raccogliere qualche consiglio pratico.

Cosa significa ‘fare spazio’ alla felicità?

La risposta può essere diversa a seconda delle fasi della vita ma anche della giornata. Qui e ora mi limito a dire che fare spazio alla felicità per me significa imparare a fare scelte consapevoli e significative, che coinvolgono le relazioni personali, gli oggetti che mi circondano e la riflessione sul significato della mia presenza nel mondo. Fare spazio alla felicità è un concetto estremamente personale; capire come contribuire al benessere delle persone che mi circondano è ciò che cerco di fare sia sul lavoro che nel privato.

Lei è una fan delle ‘to do list’, le liste delle cose da fare. Perché?

Le to-do list sono un potente strumento per fare ordine tra gli obiettivi, grandi e piccoli. Segnare ciò che devo fare mi dà una chiara visione delle responsabilità, e il completamento delle attività mi fa sentire attiva e migliorata. Le liste mi aiutano a mantenere il focus, a svuotare la mente e a trovare piacere nel vedere la progressione verso i miei obiettivi. In un mondo pieno di informazioni, è un lusso poter non pensare di continuo grazie a queste liste.

Quali altre tecniche imparare e mettere in pratica per organizzarsi al meglio?

L’organizzazione personale è un’arte adattabile alle nostre inclinazioni e impegni. Nel mio libro, ho raccolto ciò che funziona nella vita moderna, come tecniche di liste, svuotare la mente e decluttering (rimuovere oggetti non necessari, sgombrare, riordinare per guadagnare nuovo spazio, ndr). Le relazioni giocano un ruolo essenziale; coltivarle crea un network di supporto. Poter sapere a chi chiedere aiuto richiedere tempo e costanza, ma ripaga.

Chi è la persona tipo che si rivolge ad una ‘esperta del buttare via’ come lei?

La mia clientela tipica è composta principalmente da donne che si trovano in uno stato di sconforto e frustrazione, che affrontano una grande quantità di cose e oggetti da gestire e informazioni da processare. Queste donne sono stanche, esauste e impotenti di fronte a questa sfida quotidiana. Mi concentro sul supporto pratico per aiutare queste donne – in particolare – ad affrontare l’ingombro di oggetti e informazioni, per riportare ordine e soddisfazione nella loro vita. Il mio approccio è focalizzato sulla soluzione pratica dei problemi, creando spazio per le vere priorità.

Lei parla di produttività sostenibile. Cosa intende?

Produttività sostenibile è ottimizzare il tempo e le risorse, creando spazio fisico e mentale per il benessere. Non si tratta di fare di più, ma di fare meglio, preservando le nostre energie. Per noi donne, è anche un modo per sfidare stereotipi e ottenere successo senza sacrificare il nostro benessere. A volte è come se dovessimo arrivare dappertutto, ma essere produttivi significa anche scegliere dove possiamo dedicare spazio e tempo per vivere una vita che abbia senso.
Quali sono le spie della disorganizzazione personale
Le spie della disorganizzazione personale includono stanchezza cronica, insoddisfazione, eccesso di controllo e isolamento. Questi segnali possono portare a sentirsi sopraffatti da compiti e incombenze, a evitare il supporto degli altri e a trascurare le relazioni sociali.

E sul lavoro?

La mancanza di motivazione, il focalizzarsi su attività senza valore, la mancata formazione e il sovraccarico di attività sono spie evidenti di disorganizzazione sul lavoro, portando al rischio di burnout. È essenziale riconoscerle per migliorare l’efficienza e il benessere lavorativo.

Lei è una donna organizzata?

Darò una risposta diplomatica: cerco di fare del mio meglio. Posso tranquillamente dire che la mia organizzazione è come una coreografia ben studiata, con un po’ di improvvisazione artistica lungo il percorso.

Qual è la prima cosa da fare per farsi un’autodiagnosi di organizzazione?

Per ottenere un’autodiagnosi di organizzazione è fondamentale prendersi un momento per riflettere sinceramente sulla gestione del tempo, delle responsabilità e delle priorità. Ad esempio, nel libro, seguendo il consiglio del rinomato consulente di organizzazione David Allen, invito a fare un inventario di tutte le informazioni e compiti che abbiamo in mente. Se notiamo che ci sono troppe cose in sospeso e cerchi aperti, è il momento di agire per migliorare la situazione.

Un consiglio tutto al femminile?

Il consiglio principale è “imparate a fare spazio”: alla felicità, a voi stesse, alla vita. Questo è fondamentale per allargare la prospettiva, focalizzandosi su compiti di valore per la società e facendo scelte di acquisto più responsabili. Le donne hanno il potere di influenzare l’economia con decisioni sagge e sostenibili.

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