Quando l’adrenalina dell’eccitazione cede il passo alla malinconia
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Ho sempre adorato l’effervescenza che precede un grande evento, una festa, un festival.
La scorsa settimana ho vissuto due eventi clou nella mia carriera professionale, che mi hanno lasciato molta soddisfazione: l’inaugurazione a Bergamo dell’headquarter di una start-up tedesca climate tech (1KOMMA5°) e il lancio del mio primo libro “Fai spazio alla felicità” (Macro, 2023).
Ogni momento dedicato alla progettazione e all’organizzazione di questi eventi mi ha dato una scarica di adrenalina che mi ha fatto sentire viva. La frenesia, i dettagli, le sfide e persino i piccoli imprevisti che potevano presentarsi mi hanno tenuta sveglia di notte, in attesa. Felicità a mille.
Tuttavia, nonostante il successo e l’entusiasmo che hanno caratterizzato questi eventi, una strana sensazione di vuoto ha fatto la sua comparsa nei giorni successivi. Che strano: è un sentimento che ho sperimentato in diverse occasioni, ad esempio alla chiusura di un festival musicale, alla fine di una grande festa o al termine di una sagra di paese attesa da un anno.
Sono convinta che molti di voi abbiano vissuto un’esperienza simile in questo periodo.
Quando siamo immersi nell’organizzazione di un evento, siamo inondati dall’adrenalina e dall’entusiasmo. I festival musicali sono la perfetta rappresentazione di ciò: giorni di musica, allegria e compagnia con artisti straordinari come protagonisti. La voglia di vivere ogni singolo istante al massimo, di ballare e cantare insieme a migliaia di persone. Tutto ciò è indescrivibile. Ma, ahimè, arriva sempre il momento in cui le luci si spengono e il palco si svuota.
Lo stesso si può dire per le sagre di paese, quelle in cui le strade si animano con bancarelle colorate, attrazioni, cibo delizioso e giochi per grandi e piccini. È una gioia per la comunità, un momento di condivisione e allegria che ci fa sentire parte di qualcosa di più grande. Tuttavia, quando il sole tramonta e i visitatori se ne vanno, lasciano spazio a quella strana sensazione di vuoto.
Non ultimo anche il fermento dei CRE estivi lascia spazio alla sensazione di vuoto: dopo giorni di gite, frenesia, impegno, risate, responsabilità, organizzazione al dettaglio, amici vecchi e nuovi, al termine tutto ritorna ad una strana routine. Tutto sembra più “noioso”.
È proprio in quei momenti che il “Post Party Blues” si fa sentire, una sorta di tristezza che si avverte al termine della festa. La malinconia prende il sopravvento e la routine quotidiana sembra improvvisamente meno affascinante. Ci si chiede se tutto ciò che è stato fatto abbia avuto davvero un significato e se ciò che abbiamo vissuto era solo un’illusione temporanea. Vi sembro esagerata? Forse, ma sto sperimentando questo stato mentale e parlandone con alcuni amici ho scoperto che è una sensazione abbastanza diffusa.
Lo ammetto: sono alla ricerca di un “mal comune, mezzo gaudio”.
È importante ricordare che il “Post Party Blues” è una fase del tutto normale e comune a molte persone. È la naturale conseguenza dell’aver vissuto un’esperienza intensa e coinvolgente.
Quello che conta è come affrontare questa sensazione e come trasformarla in una nuova opportunità di crescita.
Quindi, per superare il “post party blues” possiamo iniziare con una sana riflessione sull’esperienza vissuta.
Prendiamoci un momento per apprezzare il lavoro svolto, le sfide affrontate e il successo ottenuto; Un tempo per rielaborare il significato di ciò che ci ha permesso di crescere e imparare qualcosa di nuovo. Possiamo iniziare a pianificare nuove iniziative che ci appassionano.
Se avete sperimentato il “Post party blues” sappiate che sono con voi. Anzi: sono una di voi.
È il sentimento che accomuna persone che hanno dedicato tempo ed energia ad eventi memorabili e progetti importanti.
Affrontiamolo con la consapevolezza che fa parte del percorso, e cogliamo l’opportunità per trarre insegnamenti preziosi e per continuare a cercare nuovi modi di coltivare la nostra passione e creatività.
In queste intense esperienze, possiamo ritrovare un’eco di ciò che Giacomo Leopardi descrisse nel “Sabato del Villaggio”. Come nelle feste contadine, anche dopo i nostri eventi e le nostre feste, una malinconia ci pervade.
Ma come Leopardi abbracciò la realtà, dobbiamo accettare il “post party blues”. Ricordiamo il valore delle emozioni vissute e troviamo la forza per coltivare le nostre passioni, guardando al futuro con entusiasmo e gratitudine.
Buon proseguimento: vi auguro di ballare, mangiare bene ma soprattutto di stare bene e continuare a festeggiare l’estate!